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Cremazione: sempre più diffusa anche in Italia

Sempre più diffusa è la pratica della cremazione, ossia la riduzione in cenere delle spoglie del defunto, attraverso un processo di combustione.

Tale pratica è ammessa da varie religioni, ma è anche accettata da chi è ateo e desidera la distruzione del proprio corpo dopo la morte.

Ma, se negli USA i parenti dei defunti hanno sempre potuto decidere liberamente di conservare le ceneri nelle urne (in casa o nei cimiteri) o di disperderle in luoghi cari a discrezione delle volontà del de cuius, in Italia, fino a qualche tempo fa, questo era assolutamente vietato.

Infatti, fino al 2001 le ceneri dei defunti dovevano essere conservate presso le aree cimiteriali come per le salme.

La dispersione era addirittura considerata un reato.

Nel 2001 però, è finalmente intervenuta una legge che ha rimediato a tale mancanza.

La cremazione è stata infatti, argomentata nella legge n. 130 del 30-03-2001.

Tale legge ha consentito di poter conservare le urne cinerarie in casa e ne ha anche consentito la dispersione, ma SOLO se autorizzata dall’ UFFICIALE di STATO CIVILE, su espressa volontà del defunto, risultante da un atto scritto.

Dopo aver ottenuto tale autorizzazione, i congiunti potranno procedere alla dispersione in luoghi aperti quali boschi, mari, laghi, purché privi di natanti e manufatti.

La legge ha anche predisposto la realizzazione di sale adiacenti ai forni crematori per consentire la commemorazione del defunto.

In più, allo scopo di poter effettuare indagini giudiziarie, il medico necroscopo deve provvedere al prelievo e conservazione di un campione biologico (pelle o capelli) da conservare per almeno 10 anni dopo il decesso.

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