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Prima la persona, dopo il cliente

Dal punto di vista morale, il comune denominatore che unisce Wirebook ad Exhibition e viceversa è quello di mettere al centro la persona e le sue esigenze.

Pensare cioè al cliente come una persona, più che come, un mezzo da cui ottenere del denaro.

I capisaldi sui quali si basano entrambe le piattaforme sono umanità, rispetto e professionalità. Se solo uno dei tre punti crollasse, allora, non staremmo facendo il nostro lavoro correttamente.

Quando ho incontrato Elia Angelini, fondatore e coordinatore della Wirebook LTD, per spiegarmi il  progetto, ricordo di aver percepito la tenacia e la determinazione con le quali lui, lo sta portando avanti, da ormai quattro anni.

Prima di introdurmi gli aspetti pratici dell’azienda, ricordo che il discorso introduttivo fu mirato allo sciacallaggio e alle azioni illecite che colpivano direttamente la sensibilità di persone che, si stavano preparando ad affrontare un momento particolarmente doloroso come quello della perdita e del distacco.

Ricordo la rabbia sottointesa alle parole, quando parlava delle organizzazioni o degli accordi illegali tra infermieri e onoranze funebri che coglievano la palla al balzo, dirigendo la scelta della famiglia verso alcune imprese, a discapito di altro.

“La concorrenza è giusta, è il modo in cui viene fatta ad essere sbagliato”, disse.

A questo aggiunse poi, che le aziende devono imparare a stare al passo con i tempi, intendendo dire che, bisogna puntare sulla comunicazione aziendale ed investire nel digitale.

Da ciò, l’idea di Exhibition. La prima piattaforma digitale che ha come obiettivo quello di porre le aziende italiane in vetrina, dando al cliente la possibilità di scegliere a quale azienda rivolgersi. Ed il blog, che supporta, attraverso la stesura di articoli quotidiani, e sponsorizza le aziende che fanno parte di Wirebook ed Exhibition.

Ma wirebook cosa è?

Wirebook è la parte centrale di quest’idea. Innanzitutto, è il diario digitale libero e privato, a cui tutti possono accedere con una semplice registrazione ed iniziare a scrivere e condividere con i propri cari, la propria giornata o un’esperienza.

 Funziona esattamente come il diario che avevamo tutti da ragazzi al quale raccontavamo la parte più intima di noi, con l’unica differenza che, in questo caso, il diario è condivisibile perché “condividere è prendersi cura” (per italianizzare un espressione particolarmente cara agli inglesi).

Lasciare un’impronta, un ricordo di noi, dire alle persone che abbiamo intorno chi siamo, è molto importante.

Non è possibile pensare di avere un progetto così ambizioso, che mette al centro la persona, e nell’atto pratico poi, metterla in secondo piano, pensandola come un cliente.

L’unico modo che conosciamo di fare, è di essere innanzitutto umani, mettendoci nei panni di chi ha subito la perdita.

 

ROBERTA IGNAZZI

 

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